B-QUBE, THE BREMA ICE CUBE PUT TO THE TEST BY TERRY MONROE
Proud ice makers since 1985

Brema Group è l’azienda italiana che dal 1985 pensa al ghiaccio come ad una materia prima da scolpire secondo le esigenze di clienti diversificati, dalla gdo alla farmaceutica, dal wellness all’Hore- ca e infine al settore industriale.
I fabbricatori B-Qube nascono per fornire una risposta al comparto Horeca con un ghiaccio resisten- te, cristallino e compatto, al servizio di una mixology italiana sempre più avanzata ed e- sigente
La gamma dei fabbricatori B-Qube parte da modelli compatti da retrobanco con produzioni giornaliere di 29 kg. Il raffreddamento è ad aria o ad acqua, rendendo così possibile l’installazione in ogni situazione ambientale, grazie anche alla possibilità di avere una pompa di scarico integrata. Facilmente rimovibili grazie alla progettazione Gre- en-Tech Design, i pannelli assicurano performance costanti e facilità di manutenzione. I singoli B-Qube pesano 23 grammi, una grammatura apprezzata dai professionisti del cocktail perché consente un adeguato controllo sulla diluizione, sullo sciogli- mento durante la shakerata e sulla tenuta all’in- terno di un cocktail build. Si adattano a tutti i tipi di bicchieri e mantengono a lungo l’impatto estetico.
I DUE ESPERIMENTI DA OPERA 33
Terry Monroe non è solo la bartender proprietaria di Opera 33 a Milano, ma anche una profonda esperta di aromi e di erboristeria. È uno dei volti più prolifici della mixology italiana, recentemente autrice del libro “Cromococktail” edito da Hoepli.
Utilizza il ghiaccio Brema da oltre 20 anni, e per noi ha messo il B-Qube alla prova in differenti preparazioni, evidenziando due cose. In prima istanza, l’importanza del ghiaccio per il raggiungimento della temperatura ottimale di -3 °C in un cocktail stir&strain come il Martini Cocktail e in un cocktail build come il Negroni.
Il secondo test invece consisteva nel raffreddare adeguatamente un bicchiere mescolando il ghiaccio all’interno con un bar spoon.
TEST #1
Il Martini Cocktail (a sinistra), composto da 70 ml di gin versato sul ghiaccio a temperatura ambiente e 10 ml di vermouth dry utilizzato solo per aromatizzare il ghiaccio, ha impiegato circa 23 secondi di stir prima di raggiungere la temperatura di -3 °C. Il ghiaccio, quindi, cede veloce temperatura al liquido, raffreddando in poco tempo e creando una diluizione controllata e non eccessiva.
Nel caso del cocktail Negroni (sopra), prima sono stati inseriti 4 cubetti di B-Qube in un tumbler basso, ed è stato versato il primo dei tre ingredienti (tutti a temperatura ambiente). In seguito sono stati aggiunti 2 cubetti insieme ad il secondo ingrediente, e in fine altri 2 cubetti con l’ultimo. Con questa procedura, il cocktail, dopo un breve stir, ha raggiunto la temperatura di -2,5 °C, dimostrando nuovamente una rapida cessione di calore, ma non un’eccessiva diluizione.
RESISTENTE, CRISTALLINO E COMPATTO: IL GHIACCIO DI ALTA QUALITÀ AL SERVIZIO DELLA MIXOLOGY ITALIANA, SEMPRE PIÙ AVANZATA ED ESIGENTE
TEST #2
Nel secondo test vengono riempiti di ghiaccio quattro bicchieri e si comincia a mescolare finché non si raggiungono i fatidici tre gradi sotto lo zero. Il riscontro, visibile in foto, è che la creazione di acqua di diluizione rimane contenuta (25 ml circa in entrambi i test), e la tenuta estetica del ghiaccio ne risente poco.
L’impressione finale secondo Terry Monroe è che il ghiaccio non solo sia un partner fondamentale per la miscelazione, ma che quello di Brema rappresenti un ulteriore valore aggiunto.


